10 de agosto, 2024. Giuseppe Montemagno
Certo la parte più squisitamente vocale è la vera favola: tanto si ha la sensazione che tutto fili liscio senza intoppi. A guidare il cast è l’Angelina fresca, serena e rasserenante di Chiara Tirotta: morbidezza e corposità sono perfettamente alleate in un timbro seducente, sensuale, adeguato al respiro di un personaggio colto in dimensione espressiva. Il ruolo le calza a pennello, né si fa intimorire dalle perigliose roulades del Rondò finale, che vengono sgranate con invidiabile sicurezza: proprio questo la aiuta a tratteggiare con umanità e un retrogusto di nostalgico languore la serva che viene incoronata regina, non per tornaconto personale ma per assicurare il trionfo dei buoni sentimenti. Le sta accanto l’ottimo don Ramiro di Juan de Dios Mateos, che sin dal Duetto del primo atto si impone per la nobile aura, la soavità di un’emissione cristallina, nitida, tersa, capace di rinnovare i fasti dei tenori ‘di grazia’ del Dopoguerra. Ma l’artista spagnolo è anche interprete estremamente accorto: ne è prova la grande Aria del secondo atto in cui – doppiata la parentesi più lirica – dà prova di un piglio eroico, capace di infiammare le agilità della brillante cabaletta.